La consulenza psicologica all’organizzazione e la supervisione sono strumenti che permettono di conoscere a fondo le dinamiche relazionali che si instaurano tra gli operatori e gli utenti e di trovare strategie di azione che siano congrue con le esigenze dell’utenza, le caratteristiche degli operatori e le caratteristiche del Servizio o della struttura in cui si opera.
Il significato della supervisione:
Le esperienze che gli operatori, con diverse qualifiche e professionalità, incontrano in strutture e Servizi alla persona di diversa tipologia possono essere accomunate dalla centralità della persona, intendendo in questo caso non solo la centralità del “paziente” ma anche la centralità dell’operatore e del gruppo di lavoro di cui fa parte (equipe).
La centralità dell’operatore, del suo equilibrio e conseguentemente del suo benessere, passano attraverso uno strumento di contenimento, di formazione continua, di supporto ed eventualmente di “cura”. Tale strumento è la supervisione, intesa non solo come forma di “manutenzione” degli operatori socio-sanitari ed educativi (Braidi, Cavicchioli, 2006), ma come importante strumento di prevenzione del burn-out e di miglioramento della qualità dei Servizi.
La supervisione ha inoltre come obiettivo il miglioramento della qualità di vita e del benessere dell’operatore stesso attraverso importanti aspetti quali: sentirsi aiutati nella difficoltà, riconosciuti nelle capacità, ben regolati dalle norme condivise dal gruppo, stimolati verso la solidarietà, la partecipazione, l’autonomia e la creatività. All’interno del gruppo, grazie alla supervisione, possono essere definiti e condivisi gli aspetti emotivi che possono tanto logorare quanto rinforzare il gruppo di lavoro.
La supervisione è un supporto agli operatori sociali attraverso una rielaborazione dei loro saperi e delle loro competenze e consiste in un processo di apprendimento, riflessione e valutazione che nasce e si sviluppa tra un professionista esperto e gli operatori, nel corso del loro agire professionale.
Infatti, è proprio attraverso la riflessione delle proprie azioni e delle modalità con cui vengono affrontati gli interventi e costruite le relazioni con utenti, colleghi e altri servizi, che si ha l’opportunità di riflettere sull’efficacia del proprio agire professionale, sugli strumenti e sulle scelte metodologiche utilizzate, promuovendo il consolidamento delle culture professionali degli operatori; solo così si può anche monitorare e migliorare la qualità delle prestazioni erogate.
La Supervisione non è controllo sui collaboratori e sul loro stato di salute e non è nemmeno psicoterapia di gruppo, bensì un processo di coscientizzazione costruttiva dei problemi presenti sia in ambito relazionale con l’utente che con l’organizzazione presso cui si è inseriti.
Altro aspetto importante di cui si occupa la Supervisione è quello di aiutare a far emergere le proprie emozioni e fantasie che si sviluppano nella relazione con l’altro, i propri sentimenti di onnipotenza, di impotenza e di colpa che la relazione con l’utente attiva; aiuta poi a distinguere se stessi dall’altro, a sviluppare capacità di empatia e favorisce l’apertura ad una molteplicità di punti di vista, fondamentali per risolvere al meglio le situazioni e attuare gli interventi più adeguati.
Scopo della Supervisione è anche quello di facilitare la consapevolezza dei propri limiti e capire al meglio le risorse dell’utente e come intervenire su queste. È importante individuare quegli ostacoli e quelle barriere relazionali che impediscono la realizzazione di progetti e interventi, al fine di favorire l’apprendimento di nuove modalità di risoluzione.
Essa aiuta a guardare la realtà con occhi diversi ed è una guida per trovare la giusta distanza emotiva in situazioni di complessità.
Con la Supervisione, ogni operatore è portato a fare un bilancio del proprio percorso professionale, ad esplicitare i problemi da affrontare e a cercare di comprendere, insieme agli altri colleghi e al Supervisore, fino a che punto questi problemi dipendano da se stessi o dall’organizzazione; solo assumendo una consapevolezza tale, le difficoltà potranno essere fronteggiate.
La Supervisione aiuta ad assumere e a raggiungere un certo grado di autonomia, al fine di mantenere sia un adeguato livello motivazionale (fondamentale) che di prevenire fenomeni di burn-out.
Fare Supervisione è importante: la motivazione al lavoro d’aiuto richiede una continua manutenzione; aiutare non solo gratifica, ma stanca e affatica e, quando non si riescono a trovare le soluzioni idonee, ci si sente impotenti e si prova un senso di incapacità e di frustrazione.
Il lavoro d’aiuto non è solamente “fare” ed erogare prestazioni, ma anche esserci, con le proprie competenze e le proprie capacità professionali, vivere il nostro lavoro a pieno, sperimentandosi ogni giorno e lavorando con creatività alla realizzazione degli interventi. È questo che dà valore all’esperienza.
Ecco perché è importante effettuare un processo di riflessione costante che consenta di effettuare al meglio gli interventi.